L’incompiutezza nell’arte
IL FASCINO DELLE OPERE INCOMPIUTE
Analizzando i motivi per cui un’artista può lasciare incompiuta un’opera si può giungere a raggrupparli in 3 categorie: il primo per la morte improvvisa dello stesso, che non gli ha quindi permesso di proseguire, il secondo per abbandonp ovolontario dell’autore ovvero per perdita d’interesse nel progetto o per altre scelte di vita, il terzo per precisa scelta stilistica. Questa è forse la motivazione più affascinante poichè l’artista sceglie di completare solo alcuni elementi , considerandoli fondamentali alla comunicazione finale dell’opera, ponendo meno attenzione su parti secondarie. Ad esempio Keith Haring, uno dei maggiori esponenti della Graffiti Art, realizzò una tela incompiuta nel 1989, facendola rientrare nella categoria Autoritratto. Egli, consapevole che l’AIDS in stato avanzato non gli avrebbe permesso di ultimare la tela, la lasciò volontariamente incompiuta.
E voi? Nella vostra opera cosa volete evidenziare e cosa lasciare sospeso?
Ritratto di Washington
Il più famoso ritratto del primo Presidente degli Stati Uniti (National Portrait Gallery, Smithsonian), quello che appare anche sul dollaro, è in realtà un’opera incompiuta: Gilbert Stuart fece più di 100 ritratti di Washington, il più famoso dei quali è il ritratto dell’Ateneo di Boston, raffigurante il lato sinistro del viso, che fu iniziato nel 1796 su richiesta della moglie di Washington, Martha e rimase incompiuto. Ma Stuart vi riconobbe una sua bellezza e lo usò come modello per i ritratti successivi. Ne sono state realizzate più di 75 repliche e l’incompiuta è diventata un’icona dell’arte americana.
Pablo vestito da Arlecchino
Nel 1924, Pablo Picasso ritrae il primo figlio Paulo mentre indossa il costume di Arlecchino. E qui Picasso non si rivela come l’artista “rivoluzionario”, ma esprime il suo amore per il mondo classico. Paulo è seduto su una poltrona che sembra sospesa nel nulla. Nella dolcezza del bambino, è possibile notare la precisione dei dettagli che contrastano le pareti lasciate a matita che fanno pensare ad un’opera incompiuta. Ma è davvero così?
Il Requiem di Mozart K626.
La Messa da Requiem in re minore K626 fu composta da Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) poco prima di morire. Al tempo della composizione del Requiem, il grande compositore soffriva di febbri debilitanti, e usava le poche forze rimaste per scrivere la sua musica, il che (forse) spiega l’incompiutezza dell’opera. E come spesso accade con i capolavori, la verità si intreccia fatalmente alla leggenda: c’è chi dice che Mozart l’avesse composta per sé stesso, e chi come lo scrittore Stendhal, parla di un anonimo committente che incaricò Mozart, malato e in miseria, di comporre in 4 settimane una messa da requiem.
Adorazione dei megi di Leonardo da Vinci
Recentemente restaurato e conservato agli Uffizi di Firenze, il dipinto fu iniziato da Leonardo nel 1481 per il monastero di San Donato a Scopeto e lasciato incompiuto, ma non per questo è un’opera “minore”. Anzi, è un dipinto di enorme interesse artistico perché mostra come lavorava Da Vinci, che per esempio accennava la trama del dipinto direttamente sulla tavola, invece di ricorrere a taccuini.
Nel 1989, Keith Haring, uno dei maggiori esponenti americani della Street Art, compone un’opera che ha voluto lasciare incompiuta e che ha intitolato “Dipinto incompiuto”. Nelle opere di Haring sono racchiusi tutti i princpi fondanti della vita umana: i concetti della nascita, della vita, della morte, del sesso, della paura, della pace e della guerra. In quest’opera, come in tutti i suoi disegni, l’opera inizia dall’angolo in alto a sinistra e senza alcun schema completo. Nel “Dipinto incompiuto” si vede tutta la drammaticità di una vita spezzata prematuramente. Sembra che Haring, già malato di AIDS, abbia lasciato consapevolmente e volutamente incompiuta l’opera. L’artista morirà nel febbraio del 1990 a soli 31 anni e questa è stata una delle sue ultime opere.